In un blog che ha la presunzione di trattare di Cultura, non ci si può esimere dal fare brevissime considerazioni su un mezzo obsoleto, inutile, e diciamolo pure, dannoso, quale è diventato il social network più popolare al mondo. Facebook è ormai il contenitore global di tutti i nostri pensieri, i più reconditi, anche quelli che ci si parano davanti appena svegli, e non possiamo fare a meno di renderli noti al mondo intero. Morte della riservatezza? Si, ma anche morte di tutto il resto: come la riflessione, il pensare prima di parlare, le inibizioni, insomma. Quelle sane inibizioni che ci permettono di riflettere più o meno a lungo prima di esternare i nostri pensieri, e di rimandare indietro considerazioni e giudizi affrettati che spesso sono nemici delle buone relazioni sociali. Ma vogliamo parlare della sovraesposizione mediatica? Quella che stanca, abbrutisce, ci rende sempre meno interessanti?
No, non ne parliamo.Ora, almeno.
In seguito, forse.
Roberta Angeloni
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