Mi fregio della libertà assoluta di espressione su questo blog, che un tempo esaltava le attività con un minimo di presunzione "culturale". Oggi la parola "cultura" è assai fraintesa. Le viene attribuita una miriade di interpretazioni che per amore di brevità e per noia non intendo elencare.
Mi riservo di esprimere a tal riguardo un' opinione, nel prossimo futuro. Quel che mi preme sollecitare, è una sorta di induzione al risveglio di coscienze addormentate, per niente pronte alla lotta vera, quella che un tempo vedeva la gente di ogni colore scendere in strada, sporcarsi le mani e la faccia per un obiettivo concreto, salvifico. Oggi nella sua solitudine la gente chatta, scrive sui social, esprime opinioni, insulta chi ha pensieri anche leggermente discordanti, manda volentieri "al diavolo" il prossimo, senza fare nomi ( il chattatore è anche codardo) E commenta.
Commenta gli attacchi terroristici, la morte del personaggio illustre, la mala sanità, la raccolta differenziata. Oggi lo zelo di queste persone è encomiabile; quello di schiacciare le dita sulla tastiera. Lontana l'dea di alzare il nobile fondoschiena per andare a bere un buon bicchiere di acqua purificatrice, perchè distratti e compresi ad aspettare le decine di "mi piace", fuoco alimentatore del loro senso di onnipotenza. Ecco, questa è l'espressione bieca di una categoria ben nutrita di soggetti fermi. L'immobilismo va d'accordo con l'attitudine alla polemica, sempre e comunque.E il fare è giustificato solo se si è su un palco con i riflettori accesi su di sé. Si spenga fb, per una buona volta. E ci si armi di coscienza sociale.
r. angeloni
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