mercoledì 16 marzo 2011

Siamo entrati nella Casa dei Silenzi



Una casa disabitata, nel cuore della città, a due passi da Piazza Roma.
Nessuno avrebbe mai immaginato che entrare in quell’abitazione, avrebbe voluto dire immergersi in un mondo misterioso e inebriante, un dipanarsi di pensieri, narrazioni, legati al filo fascinoso e incantante della memoria, sotteso dalla luce diafana delle tante candele sparse ovunque.
La voce narrante è quella di Gianni Bernardo, che invita gli ignari visitatori a stringersi in quella sorta di grembo materno, per ascoltare e condividere i più segreti e inconfessati tremolii dell’anima.
Sembra di accedere in un antro, che di oscuro e doloroso però non ha nulla, piuttosto commuove e purifica. Le bianche lenzuola che nascondono i mobili, richiamano lo spettatore al silenzio di un passato che sembra sepolto, e che invece, miracolosamente vive attraverso i ricordi. Un uomo, non più giovane, riscopre la bellezza delle piccole cose, degli odori e dei sapori legati alla sua infanzia, delle persone care che hanno custodito per lui il significato stesso della vita. Il sovrapporsi continuo della nostra lingua con il dialetto pantesco avvince e coinvolge, e trascina lontano, dentro un’altra cultura, un altro mare, ma torna e si stringe più forte al presente, a quello che noi siamo, a ciò che noi viviamo.
Un’idea nuova e forte, quella di Gianni Bernardo, un’idea romantica, al contempo, quella di scegliere un luogo perduto e dimenticato per ritrovarlo, per riscoprirlo, per ritrovare se stesso.
Questo è il momento.
Il contrasto netto con quello che accade fuori dalla Casa dei Silenzi, è palpabilissimo, e scuote.
Inutile perdersi in prolusioni sull’effimero, banale, fondato sull’apparente modus vivendi che incatena violentemente e svuota.
La consapevolezza cresce adagio,e lascia tracce significative, di sicuro indelebili.

Roberta Angeloni

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